Definizione
Sovrappeso ed obesità sono i termini che utilizziamo per definire i due gradi principali di eccesso ponderale, del singolo individuo come nella popolazione in genere. “Eccesso ponderale” inteso come un accumulo oltre la norma di tessuto adiposo, negativo per la salute psicofisica, fattore di favore per lo sviluppo di innumerevoli patologie, e dovuto nella maggior parte dei casi da alimentazione scorretta e inattività fisica. Alcuni disturbi del comportamento alimentare (quali ad esempio il disturbo delle abbuffate incontrollate) non di rado si associano ad un eccesso di peso corporeo, soprattutto nei casi più gravi di uno e dell’altro. In aggiunta, fattori genetici responsabili di un incremento del peso corporeo sono stati prima supposti, poi studiati ed infine in parte riconosciuti, sebbene non sia ancora possibile ricondurre ad un netto profilo genetico un’eventuale condizione di obesità (nello specifico), salvo che in rarissimi casi.
Epidemiologia
I dati riguardanti l’obesità lasciano riflettere: si stimavano nel 1995, in tutto il mondo, 200 milioni di adulti obesi; nel 2000 300 milioni; nel 2014 600 milioni (1.9 miliardi in sovrappeso). Questa escalation ha toccato in modo preoccupante anche la popolazione pediatrica: nel 1995 18 milioni di bambini sotto i 5 anni di età furono stimati sovrappeso o obesi, nel 2014 41 milioni.
L’obesità rappresenta pertanto un problema di sanità pubblica a livello mondiale. Stiamo infatti assistendo alla cosiddetta pandemia dell’obesità, termine usato per identificare solitamente la diffusione ad ampio raggio di una malattia infettiva, ma che oggi, per i connotati che ha acquisito, calza a pennello per rendere idea della portata del problema obesità. Tale patologia, inoltre, colpisce prevalentemente le fasce socioeconomiche più basse, contrariamente a quanto si possa pensare, e si sta diffondendo a dismisura nei Paesi in via di sviluppo o da poco industrializzati.
Patologie associate
L’obesità rappresenta un importantissimo fattore di rischio per lo sviluppo di numerose patologie croniche, responsabili del 60% delle morti a livello mondiale.
Inoltre, l’aspettativa di vita di una persona che si trovi in condizione di obesità di I grado (“lieve”) è 5 anni inferiore rispetto a quella di chi è normopeso, mentre in obesità di III grado (“grave”) l’aspettativa scende di almeno 10 anni.
Ipertensione arteriosa, diabete tipo 2, dislipidemia, malattie cardiovascolari, patologie osteoarticolari, sindrome delle apnee nel sonno, ed infine tumori: ecco alcune delle principali patologie organiche che si associano in modo netto all’obesità. In particolare l’associazione forte tra obesità e diabete ha portato a coniare il termine “diabesity” per definire la condizione concomitante delle due patologie.
Il grado di disabilità che colpisce le persone obese, come se non bastasse, è il doppio rispetto a quelle normopeso.
Infine, dal punto di vista psicologico l’obesità e spesso devastante: la persona obesa non di rado viene isolata, derisa e stigmatizzata, incrementando il circolo vizioso che la porta poi a ridurne l’autostima e ad incrementare le difficoltà di gestione alimentare che spesso sono già preesistenti.
Costi
I costi diretti associati all’obesità incidono per il 2-8% dei costi totali sanitari, a seconda dei Paesi (7% circa in Italia). I costi diretti si riferiscono alle spese necessarie per curare la patologia e, soprattutto, le sue complicanze. A questi vanno sommati i costi indiretti, dati non dalle cure necessarie bensì da tutto ciò che di collaterale incide sui costi della società (soprattutto perdita di produttività).
Terapia
La terapia dell’obesità può considerarsi su due livelli: uno principalmente di prevenzione, con interventi informativi, educativi e supportivi in ambito sociale, scolastico e familiare, finalizzati al miglioramento delle abitudini alimentari e all’incremento dell’attività fisica. Responsabilità di tale livello è data ai governi e alle Istituzioni (pubbliche e private).
L’altro, invece, di cura vera e propria, con necessità di supporto sanitario a livello territoriale e ospedaliero e che preveda l’offerta di tutte quelle prestazioni riconosciute per il trattamento dell’obesità e delle patologie relate: visite ambulatoriali specialistiche, indagini diagnostiche, percorsi di macroattività ambulatoriale complessa (cosiddetti “MAC”), ricoveri riabilitativi, accesso alle terapie farmacologiche e chirurgiche validate.
Nello specifico dei trattamenti sanitari, il primo livello dovrebbe sempre essere una corretta dietoterapia indicata da un medico specializzato, con il supporto di un dietista ed eventualmente con ausilio di terapia farmacologica. Il secondo livello un percorso ambulatoriale complesso, per i casi di gravità intermedia o per il follow-up di quelli più gravi, con impegno di ulteriori risorse e l’offerta di prestazioni sanitarie di intensità maggiore. Il terzo livello un trattamento riabilitativo metabolico-nutrizionale-psicologico, per i casi gravi. Ultimo e quarto livello, la terapia chirurgica: sicura e oramai praticata con esperienza in molti Centri, e riservata ai casi gravissimi o a quelli gravi ma già trattati con insuccesso attraverso gli altri livelli di cura appena menzionati.
Alla base del trattamento medico dell’obesità, in ogni caso, imprescindibile è la multidisciplinarietà: diverse figure professionali specializzate (medico dietologo, dietista, psicologo, fisioterapista, chirurgo) concorrono nell’integrarsi per un approccio personalizzato di cura, dai risultati sicuramente migliori e più duraturi.
Fonti:
ISS, OMS, Barilla Center for Food and Nutrition.