Questo il titolo di un articolo pubblicato su BMJ (British Medical Journal), una delle più note e autorevoli riviste di pubblicazioni scientifiche in campo medico, nel mese di marzo 2024.
Perché si rende utile ora? Per rispondere ai terrapiattisti della salute che, pur di cavalcare come surfisti attempati l’ultima onda della notorietà, si lanciano in pindariche evoluzioni tra concetti giusti (la sicurezza farmacologica) ed ignoranza clinica (più che il “non sapere”, il “presumere di sapere”).
L’articolo in questione, che potete consultare a questo link, discute di questi concetti (per riassumere):
- i nuovi farmaci anti-obesità hanno dimostrato maggior efficacia e sicurezza dei precedenti
- l’accesso a queste terapie è spesso limitato dalla reticenza dei medici nella prescrizione, da disinformazione, dallo stigma ancora presente nei confronti dell’obesità (spesso da parte degli stessi medici) e dall’elevato impegno economico che grava sul paziente (in Italia pochissime assicurazioni intervengono, rispetto a questi farmaci che ancora sono in classe C; ndr)
- i medici devono essere in grado di illustrare ai pazienti in modo corretto i benefici ed i possibili effetti collaterali (si tratta di farmaci, ricordiamolo; ndr)
- i medici devono essere in grado di fondere linee guida e la propria esperienza reale di pratica clinica
- l’approccio terapeutico dev’essere flessibile, in cosiderazione che la risposta da parte del paziente è estremamente variabile
In attesa delle nuove molecole, o combinazioni di, che promettono ancora maggior efficacia e almeno analoga sicurezza di trattamento, si propongono le letture correlate qui di seguito per meglioa pprofondire il mondo, purtroppo ancora visto con eccessivo timore, delle cure farmacologiche dell’obesità: