Semaglutide nella cura dell’obesità

Semaglutide nella cura dell’obesità

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La terapia farmacologica dell’obesità sta negli ultimi anni riprendendo piede, dopo un ventennio di insuccessi e scarsa innovazione, grazie all’avvento di una nuova generazione di molecole adiuvanti nella estenuante e spesso frustrante (sia per il paziente che per il terapeuta) lotta all’eccesso di peso. A quanto già sul mercato farmacologico, come accennato in un precedente articolo (vedi), buone sono le prospettive riguardo ad una nuova molecola probabilmente in arrivo (dopo debita approvazione da parte degli Organi di vigilanza) nei prossimi 6-12 mesi. Si tratta della “semaglutide”, analogo del GLP-1 (ovvero dell’ormone che, normalmente prodotto dal nostro intestino, stimola la secrezione di insulina, rallenta lo svuotamento gastrico, aumenta il senso di sazietà in risposta all’assunzione di cibo e riduce l’appetito, agendo direttamente sui centri di regolazione della fame del sistema nervoso centrale). Attualmente tale molecola è già in commercio per la sola cura del diabete, ma come e ancor di più del suo predecessore (la “liraglutide”) i dati della ricerca riguardo ai risultati in termini di calo ponderale sono incoraggianti.

In particolare, un recente articolo pubblicato sul famigerato “New England Journal of Medicine” da parte di John Wilding e la sua equipe (qui il link) ha confermato l’efficacia della semaglutide per il trattamento di obesità e sovrappeso complicato.

1961 pazienti adulti con BMI (rapporto peso/altezza) rappresentativo di obesità (BMI 30 e oltre) o sovrappeso (in questo caso solo BMI 27 e oltre + un malattia cronica associata, diabete escluso) sono stati trattati per 68 settimane mediante la somministrazione mono-settimanale di semaglutide sottocute, al dosaggio di 2.4 mg. Una parte di questi pazienti è stata sottoposta a trattamento con “placebo” (simulazione del farmaco ma senza principio attivo), e per entrambi i gruppi si è avviato in associazione un intervento curativo inerente allo stile di vita. Nel gruppo di pazienti trattati con il farmaco, il calo di peso è stato circa del 15% (mediamente 15.3 kg in meno), rispetto al 2.4% (mediamente 2.6 kg in meno) dei pazienti non trattati con farmaco. Diversi fattori di rischio cardiovascolare sono oggettivamente migliorati nel gruppo di pazienti trattati con semaglutide (circonferenza vita, pressione arteriosa sistolica e diastolica) e altri hanno manifestato un trend positivo (emoglobina glicata, glicemia a digiuno, PCR, livelli di colesterolo e trigliceridi). Parimenti si è assistito ad un miglior recupero delle funzioni fisiche. Nausea e diarrea sono stati gli effetti collaterali maggiormente riportati, tipicamente transitori e di intensità lieve-moderata, e solo il 4.5% di pazienti ha interrotto il trattamento a causa di questi disturbi gastrointestinali. Altri effetti collaterali, meno frequenti ma maggiormente presenti nel gruppo di pazienti trattati con farmaco, sono stati calcoli della cistifellea (24 casi contro 4 del gruppo non trattato) e pancreatite (3 casi rispetto a 0), sottolineando come sia sempre raccomandabile di fronte ad un calo di peso importante, soprattutto quando il peso corporeo di partenza sia elevato e la terapia dietologica sia sostenuta da un analogo del GLP-1, monitorare periodicamente lo stato clinico con esami ematici e indagini ecografiche delle vie biliari (sotto controllo medico).

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