Uno studio recentemente pubblicato su New England Journal of Medicine ha indagato l’effetto cardioprotettivo indotto dalla terapia farmacologica con la nuova molecola, della famiglia dei cosiddetti agonisti GLP-1, semaglutide.
Molecola che, si ricorda, oltre ad essere un farmaco attualmente non è prescrivibile in Italia se non per diabete e con piano terapeutico dello specialista diabetologo, al dosaggio e con le limitazioni previste secondo normativa e linee guida.
A questo studio, durato da ottobre 2018 a marzo 2021, hanno partecipato 17.604 pazienti (età maggiore di 45 anni, in sovrappeso con rapporto peso/altezza – cos’è? – almeno 27 è conclamata malattia cardiovascolare – cioè precedente infarto, ictus o malattia vascolare periferica sintomatica).
8803 pazienti hanno assunto la molecola di semaglutide e 8801 pazienti un placebo.
Lo studio è durato 33 mesi, dopo i quali si è osservato come, nel gruppo di pazienti che hanno assunto semaglutide, si sia ridotta del 20% la probabilità di infarto, ictus o decesso per causa cardiovascolare.
Oltre a questo, nello stesso gruppo di pazienti trattati con la molecola peso corporeo e circonferenza vita sono diminuiti (semaglutide è già approvata per la cura dell’obesità in alcuni Paesi).